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Personal branding: 5 cose che ho imparato da una personal trainer
Essere freelance è una scelta di libertà, data dalla passione e dalla curiosità. Che richiede, fra le altre cose, un costante lavoro di personal branding. Ma come fare personal branding in maniera efficace? Non ho certamente la ricetta magica: io stessa provo diverse strade, e magari ogni tanto azzecco qualcosa. Durante una sessione di allenamento però ho avuto una piccola epifania. Anzi, cinque piccole epifanie legate al personal branding che possono essere utili per chi lavora con la scrittura per il web.
La ricerca del personal trainer perfetto (o di quello che ti fa venir voglia)
Non sono mai stata una persona particolarmente sportiva. Anzi, diciamo pure che tra gli sport di squadra e quelli individuali scelgo quelli che non prevedono la mia presenza, e che alla corsa mattutina preferisco le maratone serali (e seriali) su Netflix. Eppure, da un po’ di tempo a questa parte ho scoperto con grande stupore di essere un’appassionata di fitness. Nello specifico, dell’allenamento con le kettlebell (o i kettlebell, per alcuni). Si tratta di speciali attrezzi in ghisa, utili per tanti tipi di esercizi. Come dice Pavel Tsatsouline, allenatore mondiale di kettlebell: “una palestra completa che si tiene in una mano”.
Le sensazioni piacevoli che questa nuova passione mi ha regalato sono diverse: la fatica finalizzata a un obiettivo, la soddisfazione di raggiungere dei risultati, la voglia di migliorare. E ho la fortuna di poterlo fare comodamente a casa.
Ho cercato di migliorare gli esercizi che svolgevo da autodidatta con l’aiuto di qualche allenatore esperto, facendo delle ricerche online. Esistono tanti video e canali dedicati su YouTube: tutorial che si rivolgono a chi desidera fare fitness anche senza andare in palestra. Non tutti però sono efficaci: ho visto video assolutamente fasulli, in cui una voce fuori campo del tutto impersonale descriveva esercizi fuori sincrono rispetto alle immagini; istruttrici a bordo piscina intente a sollevare attrezzi con un sorriso esagerato stampato in volto; body builder con corpi statuari e pesi decisamente sottodimensionati. La sensazione era frustrante: sembrava quasi che i video volessero farmi desistere dall’impresa. Poi, l’incontro decisivo con il canale BodyFit by Amy, il progetto di una personal trainer statunitense con una marcia in più. O, perlomeno, dell’unica che è riuscita a farmi dire: ho proprio voglia di allenarmi!
Le cinque epifanie: dal personal training al personal branding, passando per la fatica
Curare gli appuntamenti con il proprio pubblico
La prima cosa che ho notato (e apprezzato) è che a Amy importa del suo pubblico: ogni volta si presenta ai neofiti con un sorriso, ogni volta saluta chi la segue già da tempo. Spiega brevemente e con chiarezza quali parti del corpo verranno coinvolte durante la sessione, rende subito chiari gli obiettivi, i destinatari e i benefici. Dopo aver intercettato un bisogno comune a una nicchia (“Sento spesso dire dalle persone che non hanno il tempo di allenarsi… “) ha elaborato la sua personale soluzione da offrire al pubblico (“… così ho pensato di creare delle sezioni di allenamento brevi, mirate e intense.”). Così, al grido di “safety first!”, pubblica regolarmente dei contenuti utili per chi la segue.
Mostrare le proprie competenze con generosità
L’obiettivo di Amy è quello di ogni freelance: avere dei clienti. Io non so quali azioni compia al di fuori di YouTube, ma nei suoi tutorial mostra le proprie competenze senza risparmiarsi: ogni sessione è studiata con cura, ogni lezione è spiegata in maniera professionale. E la sensazione è quella di una coach in grado di far fronte alle singole esigenze. Insomma, mi ispira una tale fiducia che se vivessi lì, da qualche parte in California, certamente la contatterei per un programma d’allenamento personalizzato. Non è forse ciò che dovrebbe saper fare ogni copy, ogni blogger o libero professionista (specie in ambito digitale)? Attrarre a sé il pubblico, farsi scegliere e trasformarlo in clientela.
Attrarre a sé il pubblico, farsi scegliere e trasformarlo in clientela.
Mostrare la propria passione senza nascondere la fatica
Probabilmente, da neofita del fitness quale sono, la cosa che più apprezzo di Amy è il fatto che si mostri felicemente affaticata durante gli esercizi. Non sopporto quei video in cui l’istruttore o l’istruttrice non suda, non emette un suono e sembra rilassato come un turista a Fuerteventura. Amy incoraggia i suoi allievi virtuali, proprio come se fossero lì in sala con lei, li incita a resistere e ripete più di una volta “so che fa male, ma vi assicuro che poi vedrete i risultati”. Questo approccio mi ha portata a seguirla e ad avere ancora più fiducia nella sua pratica.
Raccontarsi attraverso il lavoro
Poteva forse mancare un accenno allo storytelling e alla nobile arte della narrazione? Parte integrante del personal branding, lo storytelling permette anche al singolo professionista freelance di costruire e trasmettere la propria identità e i propri valori. Amy non ha smesso di caricare nuovi video neppure durante la gravidanza o dopo la nascita di suo figlio, raccontando così attraverso le lezioni (mirate e costruite attorno alle esigenze fisiche di future e neo-mamme) un po’ di sé.
Trovare la propria unicità
Ok, la frase “sii te stesso” suona un po’ come il paradossale “sii spontaneo”. La questione però è nota a ogni freelance: è necessario spiccare, distinguersi dalla concorrenza. Come farlo? Bisogna individuare le proprie peculiarità, capire quali caratteristiche ci rendono unici fra i tanti. Io ho scelto di segure il canale di Amy per la sua semplicità, la sua voglia di proporsi in prima persona senza risparmiarsi mai, la cura che mette nel suo lavoro. Ma anche per la sua simpatia. Credo che queste caratteristiche siano in grado di conquistare i fitness-scettici come me, spingendoli all’azione.
Ho parlato di un caso che mi sta a cuore per sottolineare alcuni punti chiave del personal branding. Ora torno ad allenarmi, ma prima ti chiedo: quali strategie adotti per promuovere il tuo lavoro? Parliamone nei commenti!
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